Fumo passivo, 8 italiani su 10 ignorano che provoca il cancro

03/03/2015

Roma, 3 marzo 2015 – Nel Lazio il tumore al polmone colpisce ogni anno circa 4.350 persone (40.000 in tutta Italia). È la terza neoplasia più frequente ma i cittadini non sembrano essere ben informati sulle cause. 8 italiani su 10 non sanno che il fumo passivo provoca la malattia. E infatti il 71% fuma regolarmente in luoghi chiusi, mentre per il 43% smettere con le sigarette non riduce il rischio di sviluppare questa patologia. Una diffusa ignoranza che preoccupa, visto che il 49% dichiara di fumare in presenza di bambini. Sono alcuni dei dati emersi dal sondaggio condotto dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) su oltre 3.000 cittadini. L’indagine è presentata oggi all’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma e fa parte della campagna nazionale di sensibilizzazione sul tumore del polmone. L’iniziativa, promossa dall’AIOM con il patrocinio della Fondazione “Insieme contro il Cancro” e dell’associazione di pazienti “WALCE” (Women Against Lung Cancer in Europe), prevede un tour in otto regioni ed è realizzata con il supporto di Boehringer Ingelheim. “Il cancro al polmone si caratterizza da un forte stigma sociale - afferma il prof. Francesco Cognetti presidente della Fondazione “Insieme contro il Cancro” e Direttore Dipartimento Oncologia Medica Istituto Nazionale Regina Elena di Roma -. Il 59% degli intervistati ritiene che chi è colpito dalla malattia, soprattutto se si tratta di un tabagista, sia ‘colpevole’ della sua condizione. Nel Lazio oltre il 23% della popolazione fuma regolarmente. Ricordiamo che respirare sigarette, proprie e altrui, determina il 90% del totale dei decessi per tumore del polmone. E il fumo passivo è un importante fattore di rischio, che aumenta fino al 30% le probabilità di sviluppare la malattia. Ma, come risulta dal sondaggio, troppi ignorano le regole fondamentali della prevenzione. Per questo abbiamo deciso di promuovere un progetto nazionale rivolto a cittadini, oncologi e Istituzioni”. L’AIOM ha realizzato anche un’indagine fra i propri soci e in tutti i centri di oncologia della penisola sono stati diffusi due opuscoli informativi: uno sui danni del fumo passivo (e attivo), da distribuire anche negli ambulatori dei medici di medicina generale, l’altro su come affrontare al meglio questa neoplasia, destinato ai pazienti e ai familiari. Il bisogno di informazione è molto alto: l’89% degli intervistati vorrebbe, infatti, ricevere maggiori notizie sulla malattia e per il 72% servono più campagne di prevenzione. Il fumo passivo rappresenta il principale fattore inquinante degli ambienti chiusi e provoca nel mondo oltre 600.000 morti l’anno. “Il 25% della popolazione italiana è esposto ai suoi rischi - sottolinea il prof. Cognetti -. Sarebbe opportuno estendere i divieti antifumo a tutti gli ambienti chiusi o troppo affollati come automobili, spiagge, stadi e parchi. Solo così è possibile difendere la salute di tutti i cittadini, specialmente delle persone più a rischio, come le donne in gravidanza e i bambini. In Inghilterra a partire dai prossimi mesi sarà vietato fumare nell’abitacolo dell’auto in presenza di minori. Speriamo che il nostro Paese segua l’esempio d’Oltremanica”.

Una parte importante della campagna è il sondaggio fra oltre 850 specialisti. “Abbiamo condotto questa indagine interna per capire come viene affrontata e trattata la patologia - continua il prof. Cognetti -. Il 78% degli oncologi ritiene che questi pazienti siano colpevolizzati, soprattutto se sono fumatori. Inoltre l’86% afferma che lo stigma può influire negativamente sullo stato di salute complessivo. La probabilità di sviluppare una neoplasia polmonare è 14 volte più alta tra i fumatori rispetto ai non tabagisti. Però è fondamentale che il malato avverta la comprensione del personale medico e l’affetto dei familiari. Ben il 95% degli oncologi dichiara di rivolgere domande sul possibile stato di disagio interiore”. In Italia il cancro del polmone è uno dei cosiddetti “big killer” ed è difficile individuarlo in fase iniziale. Negli ultimi anni, la percentuale di persone che hanno superato la soglia dei 5 anni senza ricadute è aumentata: negli uomini dal 10 al 14%, nelle donne dal 12 al 18%. “Questi risultati positivi sono dovuti anche alla ricerca, che permette agli oncologi di somministrare terapie più efficaci - prosegue il prof. Cognetti -. Tra le nuove molecole, afatinib ha un meccanismo d’azione innovativo e si differenzia dai trattamenti mirati attualmente disponibili perché è in grado di inibire in maniera irreversibile quei recettori che svolgono un ruolo centrale nello sviluppo e nella diffusione dei tumori più pervasivi e a mortalità elevata come il carcinoma polmonare. Il fumo è uno dei principali fattori di rischio. Ma solo il 45% degli italiani è disponibile a cambiare il proprio stile di vita per ridurre il livello di rischio oncologico. Questo dato deve farci riflettere. La prevenzione è un’arma fondamentale nella lotta contro i tumori. Dobbiamo insistere con campagne di informazione ed educazione”.

“I progetti focalizzati sulla prevenzione e sulla creazione di cultura sulla patologia rappresentano la nuova frontiera nella collaborazione tra società scientifiche e aziende farmaceutiche. La nostra azienda è orgogliosa di collaborare con AIOM e poter contribuire alla realizzazione di questo importante progetto - conclude la dott.ssa Anna Maria Porrini, presidente di Boehringer Ingelheim -. Lavoriamo per migliorare l’efficacia e la tollerabilità dei farmaci esistenti, sintetizzare nuove molecole per realizzare medicinali innovativi. Il nostro scopo è fornire ai pazienti le migliori terapie possibili”.